In tempi recenti la leadership era considerata quasi esclusivamente una prerogativa degli uomini. La figura del leader è stata costruita su connotati ricondotti esclusivamente all’universo maschile.
Questa tendenza, come sappiamo, sta lentamente cambiando e sempre più donne iniziano a ricoprire ruoli di leadership in diversi settori.
Sono ancora pochissimi gli esempi di donne che hanno avuto la possibilità di esercitare ruoli di potere di cui possiamo leggere oggi. Ne citiamo alcune:
Christine Lagarde: presidente della Banca Centrale Europea;
Sanna Mirella Marin: premier finlandese, la più giovane leader di governo nel mondo;
Ursula Von der Leyen: la prima donna eletta presidente della Commissione Europea
Kamala Harris: la prima vicepresidente degli Stati Uniti D’America.
Facciamo un attimo chiarezza: cosa significa Leadership?
La leadership è la capacità di riuscire a guidare e motivare correttamente un gruppo di persone verso il raggiungimento di obiettivi prefissati. Chi possiede questa abilità è in grado di suscitare, nei confronti delle persone che gestisce, stima e rispetto.
Come abbiamo accennato prima, la leadership femminile sta prendendo sempre più piede nelle realtà aziendali, nonostante sia ancora estremamente sottorappresentata.
Prima di proseguire però sarebbe giusto porsi una domanda: è giusto associare la leadership ad un genere o ad un altro?
Modelli di pensiero e comportamenti solitamente connotati come femminili e altri categorizzati come maschili, possono appartenere con tutte le variazioni e sfumature possibili, tanto agli uomini che alle donne.
Ecco quindi che negli ultimi anni si è diffusa la consapevolezza e il bisogno di cambiare la tradizionale cultura della leadership, integrandola con caratteristiche che, secondo gli stereotipi, vengono maggiormente riscontrate nell’universo femminile.
Perché? Non si tratta naturalmente di qualità innate, come abbiamo accennato prima, caratteristiche considerate appartenenti al genere femminile e a quello maschile possono tranquillamente essere presenti sia nell’uno che nell’altro. È piuttosto qualcosa che possiamo trovare nel ruolo sociale storicamente rivestito dalle donne, relegate al lavoro di cura e accudimento.
Si sono quindi sedimentate nella società e nel pensiero comune che queste caratteristiche facciano naturalmente parte del know-how implicito dell’identità di genere femminile e per questa ragione adatte a integrare le nuove tendenze richieste nei ruoli organizzativi e gestionali.
Questa è chiaramente una visione distorta di un’evoluzione che invece è giusto che continui il suo percorso e la sua diffusione.
Che ci sia una tendenza all’ascolto e all’empatia più spiccata da parte delle donne piuttosto che degli uomini può essere dovuta al fatto che le donne hanno e devono tutt’oggi lottare molto più degli uomini per il raggiungimento di obiettivi e risultati.
E che quindi possano effettivamente avere, nella maggior parte dei casi, una tendenza più orientata all’empatia e all’intelligenza emotiva. Elementi quindi fondamentali sul quale sviluppare all’interno delle organizzazioni, strategie di valorizzazione della diversità e di promozione all’inclusione.
Chiariti questi aspetti, quindi, quali possono essere gli altri tratti che caratterizzano una leadership femminile?
• Predisposizione al dialogo
• Ascolto, all’immaginazione
• Attenzione ai bisogni delle persone
• Empatia
• Intelligenza emotiva
Gli ultimi due aspetti sono i più importanti, la capacità di empatizzare nella gestione di un team, è fondamentale per saper riconoscere i bisogni dei singoli, stessa cosa, possedere intelligenza emotiva vuol dire essere in grado di riconoscere e controllare i sentimenti creando quindi le condizioni migliori per gestire diversi momenti sul posto di lavoro.
Per garantire sempre di più la possibilità alle donne di ricoprire ruoli di leadership, le aziende devono in primis impegnarsi a promuovere programmi di inclusione e diversità, finalizzati all’abbattimento delle discriminazioni di genere.